a cura di
Maria Ilena Marozza e Paolo Francesco Pieri
Intorno agli aspetti germinativi dell’esperienza estetica, con specifici riferimenti alla talking cure. In forma di dizionario – Paolo Francesco Pieri / Prefazione – Maria Ilena Marozza e Paolo Francesco Pieri // Parte prima – Quale parola per la cura / Cura e parola: un intreccio necessario – Enrico Ferrari / I tre paradossi della traduzione psicoanalitica – Giuseppe Martini / Parole che immaginano – Roberto Manciocchi / “A me piace sentire le cose cantare”. Variazioni sul tema dell’esperienza tra psicopatologia e filosofia – Angiola Iapoce / Resti inesprimibili. Transiti estetici nella talking cure – Maria Ilena Marozza // Parte seconda – Estetica della cura / Musica, parola, gesto: lo “sguardo attraverso” – Silvano Tagliagambe / L’identità di terribile e felicità: sublime, sublimazione e unisono nell’arte e nella psicoanalisi – Giuseppe Civitarese / Musica involontaria. Il simbolo delle cose nelle cose stesse – Elena Gigante / La cura della parola incurabilis – Francesco Di Nuovo / Glossario di un lettore – Antonino Trizzino // INDICE PER AUTORE DEGLI ARTICOLI DI “ATQUE” 1990-2021
[Anteprima delle prime pagine di ogni articolo del fascicolo.]
In questo fascicolo di “Atque” torniamo a riflettere su quella pratica di cura che definiamo talking cure, a partire dalla brillante definizione di Anna O., alla luce di alcuni argomenti ampiamente dibattuti nei fascicoli pubblicati in questi ultimi anni.
Per certi versi, la talking cure dei nostri giorni tende sempre più a riconoscersi in una dimensione performativa, valorizzando le azioni, le trasformazioni, i passaggi che si compiono nella pratica linguistica, avendo ormai quasi del tutto abbandonato sfondi più concretistici o rimandi ad altri livelli di realtà che diano senso all’attuale. E tutto ciò conduce di necessità a ricercare una migliore capacità descrittiva dell’esperienza e della sua attualità, ma anche, approfondendo in senso critico il concetto stesso di esperienza, a giungere al grembo delle parole.
Per questo intendiamo parlare di estetica della talking cure accogliendo la proposta di Emilio Garroni e di Fabrizio Desideri di guardare all’estetica non più come una disciplina speciale, ma come una riflessione critica sulle condizioni di senso dell’esperienza, volta a esplorarne la grande complessità. Lo “sguardo-attraverso”, mutuato da Wittgenstein nel tentativo di descrivere quel modo paradossale di vivere dentro l’esperienza mettendola contemporaneamente in questione dall’interno, esprime molto bene il processo di pensiero che accompagna costantemente la pratica della talking cure, almeno quando essa si ponga criticamente in discussione relativamente ai modi del suo farsi.