La definizione di coscienza è un problema transdisciplinare difficile (se possibile). Le teorie della coscienza infatti si estendono dalle neuroscienze alla filosofia, alle scienze sociali e all’antropologia, fino alla fisica quantistica. Nei decenni scorsi la definizione di coscienza è stata dibattuta prevalentemente tra rigide posizioni di matrice monista materialista e dualista, mentre nelle neuroscienze è stata essenzialmente affrontata con l’approccio dominante meccanicista-riduzionista. Fortunatamente l’acceso dibattito degli scorsi decenni si sta attenuando e recentemente sono state introdotte visioni moniste più ampie che includono il mondo “immateriale” della coscienza. In questo processo è opportuno riconsiderare il posto e il ruolo della coscienza nel mondo, data la sua inscindibile interrelazione con la realtà. Nel 1977 Popper e Eccles hanno introdotto la Teoria dei Tre Mondi, nel tentativo di superare i limiti del materialismo e del determinismo nella comprensione della relazione mente-cervello-realtà. Le profonde implicazioni epistemologiche di questa teoria hanno sollevato forti critiche, oltre ad apprezzamenti. A distanza di mezzo secolo dalla sua introduzione è opportuno dunque proporre una nuova teoria neurofenomenologica dei tre mondi, che tenga in considerazione le precedenti critiche e le nuove acquisizioni delle neuroscienze, nella speranza possa fornire un contributo al processo di comprensione della coscienza e dell’inseparabile interrelazione mente-cervello-mondo.
Parole chiave: coscienza, dualismo, materialismo, mente, relazione mente-corpo, fenomeni fisici
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