L’identità di terribile e felicità: sublime, sublimazione e unisono nell’arte e nella psicoanalisi

di Giuseppe Civitarese
«atque», 28-29 n.s., 2021, pp. 179-207

L’estetica del sublime e il concetto psicoanalitico di sublimazione, opportunamente riletto, possono interagire in modo da illuminarsi reciprocamente. Ciò che otteniamo è, da un lato, una comprensione più penetrante dell’essenza dell’esperienza estetica nell’arte, dall’altro, una visione più convincente di come si svolge il processo del diventare soggetti. Infatti il primo barlume di autocoscienza si accende in una dimensione prettamente estetica, nel senso etimologico del termine, cioè in uno spazio fatto di sensazioni. Tale spazio, denominato “chora semiotica” da Julia Kristeva, è al tempo stesso dinamico e intersoggettivo – in altri termini, benché intessuto di sensorialità, non può comunque prescindere da una cornice simbolica. Per illustrare questa area tematica, l’autore esamina due esempi di sublime contemporaneo, il film di Kim Ki-duk intitolato Pietà, e alcune opere monumentali di Richard Serra.

 

Parole chiave: sublime, arte contemporanea, Kim Ki-duk, Richard Serra, conflitto estetico, Wilfred R. Bion, sublimazione, simbolizzazione

 

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