Fascicoli

La rivista “atque” continua la sua pubblicazione in formato cartaceo per i tipi di Moretti & Vitali di Bergamo, ma d’ora in poi gli articoli contenuti in tutti i fascicoli – esclusi quelli degli ultimi due anni – sono leggibili (in formato pdf) su questo sito e scaricabili in maniera completamente gratuita.

Sicché i fascicoli di “atque” dal 1990 (anno della sua fondazione) sino a quelli di due anni fa sono ad accesso libero e quindi aperti a ogni forma di ricerca, mentre gli altri hanno un “embargo”, per l’appunto, di due anni – naturalmente il formato cartaceo di tutti i fascicoli rimane disponibile presso le librerie (vedi “librerie amiche”) e ordinabile all’editore (ordini@morettievitali.it).

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5 n.s./2008
CORPO-LINGUAGGIO

a cura di Paolo Francesco Pieri

 

PREFAZIONE Paolo Francesco Pieri/PARTE PRIMA – MODI DEL LINGUAGGIO/Fabrizio Desideri, “Interni. Quattro variazioni quasi dialettiche intorno a sensibilità e linguaggio”/Maria Ilena Marozza, “Di che parla la talking cure? Lo sfondo sensibile del discorrere in analisi”/Mauro La Forgia, “Le forme del dire”/Marianna Bergamaschi Ganapini, “Asserzione ed espressione”/Roberto Manciocchi, “Il pensabile e l’impensabile fra Wittgenstein e Bion”/PARTE SECONDA – MODI DELLA PERCEZIONE/Alberto Voltolini, “Varietà di esperienza percettiva: ‘vedere-in’ vs. scambiare qualcosa per un’altra”/Marco Mazzeo, “Alla scoperta dell’America: cecità, sinestesia e plasticità percettiva”/Felice Cimatti, “Il paradosso del ricordare. La memoria e il segreto del corpo”/PARTE TERZA – IL CORPO DEL SENSO/Helmuth Plessner, “Die Einheit der Sinne”/Alessia Ruco, “Sensibilità, psiche e linguaggio nella riflessione estetica e antropologica di Helmuth Plessner”/Barbara Scapolo, “Creare attraverso le ‘parole’ lo ‘stato di mancanza delle parole’. Di alcuni motivi in Paul Valéry”/Giovanni Matteucci, “Il linguaggio dell’apparenza. Note a partire dalla lettura junghiana di Joyce”

 

Il tema di questo fascicolo della nuova serie di “atque” è il linguaggio, assunto nel senso ampio di ciò che contrassegna e intercetta gran parte delle nostre – per così dire – prestazioni cognitive, performative e non solo.

Il fascicolo raccoglie una serie di saggi che insistono e persiston (altro…)

3-4 n.s./2008
IL PRESENTE

a cura di Paolo Francesco Pieri

 

PREFAZIONE/Paolo Francesco Pieri, “Il presente rappresentato”/POLITICA E RETORICA DEL PRESENTE/Silvano Tagliagambe, “Il presente e l’ontologia delle relazioni”/Fabrizio Desideri, “Uno sguardo sul presente: relativismo, pluralismo e identità umana”/Roberto Finelli, “Il presente come soap-opera”/Riccardo Scarcia, “Fermare il tempo. Applicazioni di cronografia romana”/Daniel Dennett e Marcel Kinsbourn , “Il tempo e osservatore. Il dove e il quando della coscienza nel cervello”/Enzo Vittorio Trapanese, “La tirannide del presente”/ESSENZA DEL PRESENTE/Roberta De Monticelli, “Alla presenza delle cose stesse. Saggio sull’attenzione fenomenologica”/Antonino Trizzino, “Tempo in abbandono”/Daniela Palliccia, “Bachelard e la ‘rottura’ fenomelogica dell’istante immaginale”/PSICOLOGIA E PSICOPATOLOGIA DEL PRESENTE/Mario Rossi Monti, “Psicopatologia e figure del presente”/Luciano Perez, “Il tempo del puer”/Elena Cristiani, “Il presente in analisi”/Vittorio Lingiardi e Francesco De Bei, “Al punto fermo del mondo che ruota”/Benedetto Farina, “Il presente dissociato”/Anna Sabatini, “Terrorismo suicida come patologia psico-sociale”/Arnaldo Benini e Claudio Bassetti, “Il senso del tempo e i disturbi neurologici del presente”

 

Il presente cui questo fascicolo fa riferimento, attiene soprattutto alla vita della mente e quindi al presente dell’esistenza, al presente della coscienza, al presente della percezione, al presente dell’esperienza, al presente della memoria.

Occorre, però, innanzitutto (altro…)

2 n.s./2007
PERCHÉ SI RIDE. UMORISMO, COMICITÀ, IRONIA.

a cura di Paolo Francesco Pieri

 

PREFAZIONE/Paolo Francesco Pieri, “Umorismo e innovazione della conoscenza. La transizione dei codici simbolici e lo sconquasso nel corpo dei saperi”/PARTE PRIMA/Vladimir Jankélévitch, “L’umorismo è la rivincita dell’uomo debole”/Carlo Sini, “Umorismo alla lettera”/Enrico Ghidetti, “Verso una poetica dell’esistenza: L’umorismo di Pirandello”/Luca Lupo, “Il pozzo e la scala. L’umorismo etico di Wittgenstein”/PARTE SECONDA/Antonino Trizzino, “Morire dal ridere. Quattro figure del Comico”/Adriano Fabris, “Sul ridere in alcune prospettive religiose”/Antonello Sciacchitano, “Perché nella scienza non si piange e non si ride?”/PARTE TERZA/Mauro La Forgia, “Note su ironia, consapevolezza e processo conoscitivo”/Giuseppe Di Giacomo, “Ironia e romanzo”/Davide Sparti, “Tea for two. L’ironia nel jazz di Thelonious Monk”/DIALOGO con Vladimir Jankélévitch

 

[…] Attraverso quanto si è detto si perviene all’idea che il sistema psichico inconscio svolge una funzione fondamentalmente critica del sistema conscio, e che i suoi simboli, rivestendo l’intero processo mentale, hanno la funzione di dare da pensare i segni della realtà, ovvero quei segni che nel loro rappresentare stabilmente la realtà, configurano i nostri saperi certi e le verità su cui ci fondiamo.

Per questa loro funzione che implica non già il negare le conoscenze (altro…)

1 n.s./2006
SIMBOLO, METAFORA, ESISTENZA. SAGGI IN ONORE DI MARIO TREVI

PREFAZIONE Bruno Callieri/L’INEFFABILE ESPERIENZA DEL SIMBOLO/Emilio Garroni, “Simbolo e linguaggio”/Umberto Galimberti, “Il simbolo: orma del sacro”/Francesco Saverio Trincia, “Riflessioni sul simbolo in, e oltre, Freud”/Marco Innamorati, “La rimozione del simbolo”/Giorgio Caviglia, “Simbolo ‘vero’/simbolo ‘falso’: il dilemma clinico del simbolo diabolico”/Angiola Iapoce, “Il tempo affettivo del simbolo”/LE METAFORE DELLA PRESENZA/Maria Ilena Marozza, “La clinica tra modello e metafora”/Enzo Vittorio Trapanese, “Le due metafore istitutive della psicoterapia”/Luigi Aversa, “Le figure etiche dell’esperienza analitica: identità, alienità, alterità”/Paulo Barone, “‘Pensare dialetticamente e non dialetticamente a un tempo’. Quindi ‘rompere’ (con) questo stesso tempo”/Stefano Catucci, “Un passato che non passa. Bachelard e la fine dell’abitare”/L’ESISTENZA E L’ARTE DELLA CURA/Paolo Francesco Pieri, “Il paradigma dialogico nella conoscenza e nella cura psicologica. Considerazioni sul pensiero di Mario Trevi”/Amedeo Ruberto, Roberto Manciocchi, “La forza teorica del complesso. Modernità e specificazioni”/Mauro La Forgia, “Prospettive cliniche dell’intenzionalità”/Vincenzo Caretti, “La solitudine del curante, la scissione mente-corpo e il deficit della simbolizzazione”/DIALOGO CON MARIO TREVI (a cura di Luigi Aversa)

 

A Mario Trevi, la figura più significativa dello junghismo italiano, dobbiamo la profonda revisione critica del pensiero di Jung, del suo innatismo archetipale e di un certo suo sostanzialismo; ma soprattutto cogliamo sempre più la sua meditata e convincente attenzione a valorizzare l’individuazione (la Selbstwerdung) (altro…)

27-28/2003
LA COSTRUZIONE DELL’ANIMA. FREUD E…

Carlo Sini, “Quando gli alberi non rispondono: Platone e Freud”/Silvano Tagliagambe, “Inconscio e conscio in Dostoevskij”/Gian Giacomo Rovera, “Tra Freud e Adler rammentando Jung”/Federico Leoni, “L’inconscio è il mondo. J.-L. Nancy legge S. Freud”/Umberto Galimberti, “La questione etica in Freud e Jung”/Luciano Mecacci, “Freud e Pavlov, e la psicoanalisi. Tre note storiche”/Antonino Trizzino, “La dimora estranea. Note su Freud e Tausk”/Maria Fiorina Meligrana e Roberto Manciocchi, “Il silenzio del corpo e l’autismo. Dopo oltre cento anni dalla psicopatologia della vita quitidiana”/Yamina Oudaï Celso, “Antipsicologismo e anticoscienzialismo freudiano. Spunti comparativi”/Adriano Bugliani, “Terapia e fenomenologia. Hegel e la psicoanalisi”

 

Una conversazione improbabile

Freud e Pavlov personalmente non si sono mai incontrati e attraverso i rispettivi libri e articoli si sono sicuramente conosciuti poco. In tutte le sue opere Freud cita Pavlov una volta sola, a proposito degli esperimenti pavloviani “sulle secrezioni di saliva”, e comunque senza alcun riferimento al significato delle ricerche sui riflessi condizionati per la psicologia e la psichiatria (S. Freud, Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905), tr. it. in Opere, v. 5, Boringhieri, Torino 1972, p. 176). (altro…)

25-26/2002
L’EMPATIA

Fabrizio Desideri, “Empatia e distanza”/Aldo Giorgio Gargani, “Il valore cognitivo delle emozioni”/Silvano Tagliagambe, “Empatia e rappresentazione della conoscenza”/Carlo Sini, “Empatia e comprensione”/Marino Rosso, “Il fumo e il fuoco”/Luigi Aversa, “L’analista, l’empatia e l’inconscio”/Mario Rossi-Monti, “Empatia psicoanalitica ed empatia naturale”/Mauro La Forgia, “Empatie radicali e distali”/Antonio Trizzino, “Empatia e introiezione”/Stefano Fissi, “I territori selvaggi e proibiti della soggettività dell’analista”/Giovanni Stanghellini, “Il sé vulnerabile”/Amedeo Ruberto, “Tempo, memoria, empatia”

 

  1. Nella tradizione filosofica occidentale le emozioni e gli affetti sono stati trattati in maniera subordinata. Il secondo libro della Retorica di Aristotele è un’analisi del flusso delle emozioni e delle passioni ma in posizione marginale, come entità di terza classe rispetto alla conoscenza e alla volontà. Non veniva riconosciuta una diffusività delle emozioni nell’àmbito del pensiero come invece veniva attribuita alla volontà. Per esempio S. Agostino nel De civitate Dei dichiara che «la volontà è in tutti i moti dell’animo, anzi tutti i moti dell’animo non sono altro che volontà» (S. Agostino, De Civitate De Libri xxii, Teubner, Lipsia 1863, xiv, 6). In quella tradizione le emozioni vengono celebrate nella misura in cui sono espressioni di uno stato o condizione morale vicini o aderenti alla razionalità, per esempio Kant celebra nella Critica della Ragion Pratica, «Moventi della ragion pura pratica», il dovere definito «nome sublime e grande» e al tempo stesso definisce le emozioni «malattie dell’anima». Le emozioni vengono relegate a un àmbito non cognitivo dove vengono a costituire la matrice dell’appagamento o del soddisfacimento affettivo e, non a caso, delle valutazioni estetiche considerate come sprovviste di valenza conoscitiva.

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23-24/2001
LA PAURA

Vladimir Jankélévitch, “L’angoscia dell’istante e la paura dell’al di là”/Enrica Lisciani-Petrini, “Paura dell’al-di-là o angoscia del quasi niente?”/Alfonso M. Iacono, “Paura e fame di futuro”/Ubaldo Fadini, “La paura e il mostro. Linee di una ‘filosofia della simpatia”/Nicoletta Salomon, “Radici antiche della paura”/Ines Testoni, “Paura della morte e anoressia”/Claudia Mattalucci, “Tabù, paure e soggettività”/Amedeo Ruberto e Antonella Leonelli, “Ansia, paura e panico tra psicologia e neurofisiologia”/Eleonora Cannoni, “Capire la paura”/Donatella Poggiolini, Vanna Valoriani, Paola Benvenuti, Adolfo Pazzagli, “Ansia in gravidanza: una condizione di normalità?”/Filippo Accurso, “Freud e Wittgenstein: mitologia del quotidiano e linguaggio della scienza”

 

Se c’è un autore che si è occupato con una meditazione inesausta e martellante del problema della morte, questo è senz’ altro Jankélévitch.

Ma – significativamente – in un libro di oltre cinquecento pagine dedicato a La mort, riserva uno smilzo paragrafo, quello qui tradotto, e giusto sul finire del libro stesso al tema della paura di fronte a tale evento. Significativamente, dicevamo. Perché a quello che da sempre viene considerato l’atteggiamento normale e persino “morale” dell’uomo di fronte alla morte – la paura appunto – Jankélévitch non solo non ascrive nessuna o comunque un’importanza del tutto irrilevante, ma soprattutto (altro…)

22/2000
KARL JASPERS E LA PSICOPATOLOGIA

Arnaldo Ballerini, “La incompresa ‘incomprensibilità’ di Karl Jaspers”/Franco Basaglia e Agostino Pirella, “Deliri primari e deliri secondari, e problemi fenomenologici di inquadramento”/Antonella Di Ceglie, “La categoria jaspersiana della incomprensibilità tra dimensione individuale e dimensione sociale”/Mauro Fornaro, “L’empatia: da Jaspers a Freud e oltre”/Umberto Galimberti, “Karl Jaspers e la psicopatologia”/Alberto Gaston, “Karl Jaspers: l’inattuale attualità della psicopatologia”/Karl ]aspers, “La prospettiva fenomenologica in psicopatologia”/Maria !lena Marozza, “Da Jaspers a Jung. Il ripensamento dell’esperienza come base della teoria clinica”/Vanna Berlincioni e Fausto Petrella, “Note su ‘Per la critica della psicoanalisi’ di Karl Jaspers”/Paolo Francesco Pieri, “Conoscenza e osservazione. Due voci del Dizionario junghiano, Bollati Boringhieri”/Fabio Polidori, “Jaspers, le rovine di Nietzsche”/Mario Rossi Monti, “Lo stato di emarginazione della psicopatologia. Quali responsabilità per gli psicopatologi?”

 

[…] Circoscritta dal suo metodo, che le impone di attenersi alle oggettività ipoteticamente costruite, la scienza non pensa se il volto del reale sia proprio quello che risulta dalla sua matematica oggettivazione.

Questo “non-pensato” è ciò che resta da pensare, ma è anche ciò che la scienza, per la sua struttura metodologica, non può pensare (altro…)

20-21/1999
PATOLOGIE DELLA COSCIENZA

Françoise Frontisi Dueroux, “Disturbi della personalità e tragedia greca”/Fabrizio Desideri, “Kant: la malattia mentale come patologia della coscienza”/Nicholas Humphrey e Daniel C. Dennett, “Parlando per i nostri sé”/Luigi Aversa, “La coscienza e i suoi disturbi”/Mauro Mancia, “Sulle origini della coscienza e del sé”/Giovanni Liotti, “Trauma e dissociazione alla luce della teoria dell’attaccamento”/Mauro La Forgia, “Livelli di coscienza e sensibilità clinica”/Marco Innamorati, “La psicopatologia in Théodule Ribot”/Stefano Fissi, “La coscienza nella metapsicologia post-moderna”/Paolo Francesco Pieri, “Il problema della coscienza nella scienza della mente”

 

«L’effetto della filosofia è la salute della ragione (status salubritatis). Dato però che la salute umana ( … ) è un continuo ammalarsi e guarire di nuovo, con la semplice dieta della ragione pratica (ad esempio con una ginnastica di essa) non è ancora risolto il problema di mantenere quell’equilibrio che si chiama salute e che sta sospeso sulla punta di un capello; perciò la filosofia (altro…)

18-19/1998
VERITÀ ED EFFICACIA

Paolo Rossi, “Il conoscere come fare”/Umberto Galimberti, “La verità come efficacia”/Ubaldo Fadini, “Verità e pratiche sociali”/Antonio Rainone, “Razionalità: vincoli a priori e indagini empiriche”/Sebastiano Ghisu, “Spiegazione, descrizione, racconto”/Maria Ilena Marozza, “La ricerca della verità come etica della cura”/Mauro La Forgia, “Le parole dell’efficacia nella clinica psicoanalitica”/Amedeo Ruberto, “Appunti su ‘verità ed efficacia’ nel lavoro psicoterapeutico”/Marco Innamorati e Mario Trevi, “Verità ed efficaci in una prospettiva junghiana”/Luigi Aversa, “L’esperienza antinomica della psicoterapia”/Angiola lapoce, “Il soggetto tra continuità e discontinuità”/Sergio Benvenuto, “Verso una verità che ci libera dalla dipendenza?”

 

Interrogarsi sul significato dei termini ‘verità’ ed ‘efficacia’, dal punto di vista dello psicologo, equivale innanzi tutto a porre in questione un assunto assai spesso surrettiziamente sottinteso dai professionisti della terapia analitica: l’assunto di una stretta correlazione o addirittura di una completa corrispondenza tra tali termini. Si presuppone cioè che la verità sia di per sé efficace (altro…)