Una macchia di inchiostro di Freud. Note sulla conoscenza dell’evento

di Sergio Vitale
«atque», 1, 1990, pp. 13-28

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È possibile che mai niente sia espresso

realmente, che sia reso nel suo anonimo

divenire, nessuno saprà mai esprimere il

vaniloquio dell’istante nascente, perché noi,

nati dal caos, non sappiamo mai incontrarlo,

basta infatti uno sguardo perché dal caos,

immediatamente, nasca l’ordine… e la forma …

 W. GOMBROWICZ

 

1. Il rumore dell’evento

Il fatto accade il 9 agosto del 1882, nel corso di  una lettera che Freud sta scrivendo a Martha Bernays, sua futura moglie. È una lettera d’amore. Freud e Martha si sono conosciuti solo da pochi mesi – ma di un innamorato che soffre fortemente di gelosia. L’ombra di un altro uomo sembra minacciare da vicino una storia che sta appena nascendo. Il rivale è un intimo amico, e per di più un artista che gode fama di irresistibile rubacuori . Freud scrive in preda ad una grande agitazione, dando libero sfogo alla sua amarezza; la mano scorre nervosa e rapida sulla pagina, quando – d’un tratto – la penna, scivolando dalle dita, lascia cadere una macchia d’inchiostro che interrompe il fluire della scrittura.           

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