Empatia, mindreading e introspezione

di Massimo Marraffa
«atque», 25 n.s., 2019, pp. 77-105

Alcuni studiosi hanno proposto teorie dell’empatia sulla base dell’approccio simulazionista alla cognizione sociale. In questo quadro, è stata tracciata una distinzione fra un’empatia “primaria” (o “rispecchiamento” o “mindreading di basso livello”), caratterizzata da una precoce comparsa nell’ontogenesi e un’estrema austerità concettuale, e un’empatia “ricostruttiva” (o “mindreading di alto livello”) dallo sviluppo più tardo e basata su una capacità di simulazione immaginativa più complessa sotto il profilo concettuale. L’empatia in quanto rispecchiamento porta all’attribuzione di stati mentali semplici come le emozioni di base della tradizione psicoevoluzionistica; l’empatia ricostruttiva conduce all’attribuzione di stati mentali complessi come gli atteggiamenti proposizionali. In questo articolo esaminiamo criticamente queste idee sull’empatia, concentrandoci su due filoni della teorizzazione simulazionista: la teoria simulazionista dell’empatia primaria basata sulla neuroscienza dei neuroni specchio; e la teoria dell’empatia ricostruttiva basata sul mindreading di alto livello proposta da Alvin Goldman. Ambedue le proposte teoriche – sosterremo – incontrano grosse difficoltà.

 

Parole chiave: empatia, parità fra prima e terza persona nella conoscenza di sé, rispecchiamento, teoria della simulazione mentale, teoria della teoria

 

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