13 n.s./2013
PRIMA E TERZA PERSONA. FORME DELL’IDENTITÀ E DECLINAZIONI DEL CONOSCERE.

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a cura di Fabrizio Desideri e Paolo Francesco Pieri

 

INTRODUZIONE/Fabrizio Desideri, “Parva tragoedia gramaticalis ovvero Impossible love”/TESTI/Arnaldo Ballerini, “Dalla clinica del “caso” all’incontro: verso una psicopatologia della prima persona”/Roberta Lanfredini, “Materia cosciente fra prima e terza persona”/Rossella Fabbrichesi, “Sé, io, me: la psicologia della coscienza di Georg Herbert Mead”/Mariagrazia Portera, Mauro Mandrioli, “Chi sono io? Forme dell’individuo fra filosofia e biologia”/Michele Di Francesco, Alfredo Tomasetta, “Mente cosciente e identità personale”/Pietro Perconti “I limiti delle storie su se stessi”/Patrizia Pedrini, “Sul fallimento dell’autorità epistemica in prima persona”/Giampiero Arciero, “Il problema difficile e la fine della psicologia”/MATERIALI/Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe, “La prima persona”/Nota bio-bibliografica a cura di Carlo Gabbani

 

[Anteprima del numero in cui sono visibili le prime pagine di ogni articolo.]

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Scena a due voci. A parlare sono la Prima e la Terza persona. La Prima (Ego/Io) parla/canta con lo stesso timbro di voce, a cambiare sono gli accenti: dal supplichevole allo scorato e così via. L’impressione, in ogni caso, è quella di un tono di voce impostato, leggermente artificioso e pateticamente teatrale. La Terza parla/canta alternando tre diversi registri (medio, acuto e grave) e si presenta con tre diverse figure equivalenti ai tre diversi generi: Ille/Lui, Illa/Lei, Illud/Esso (naturalmente i tre diversi registri si mescolano, con prevedibili prevalenze). Si tratta però della stessa Persona. Sempre si ha l’impressione di un dire/cantare naturale e disinvolto. A prevalere, anche laddove il discorso si fa concettualmente aspro dal punto di vista dell’astrazione, è il tono di una sovrana e bonaria ironia. A fronteggiarsi, dunque, sono solo due voci. Questo, però, non è un dialogo. È la rappresentazione della sua grammaticale impossibilità. Il dire delle voci è quasi cantato in forma di recitativo, tranne alcune eccezioni quasi tutte riguardanti la Prima persona […].

Fabrizio Desideri

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