Sembra viva! Estetica del perturbante nell’arte contemporanea

di Pietro Conte
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 265-281

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Nel variegato panorama dell’arte contemporanea abbondano gli esempi di opere iperrealistiche che sfruttano particolari materiali per replicare l’aspetto, il colore e persino la consistenza della pelle umana in modo da generare figure che interrogano e inquietano l’osservatore a causa della loro indistinguibilità dai modelli in carne e ossa. “Perturbante” è il nome che una lunga tradizione ha attribuito al sentimento che si prova ogni qual volta ci si ritrovi nell’impossibilità di decidere in merito alla natura animata o inanimata di ciò che si ha di fronte. La prima parte del saggio è dedicata alle riflessioni husserliane sulle figure di cera come caso emblematico di mismatch tra percezione (Wahrnehmung) e coscienza d’immagine (Bildbewusstsein). La seconda parte riassume alcuni punti salienti – benché troppo spesso ignorati dalla critica – delle analisi svolte da Ernst Jentsch e Sigmund Freud in relazione all’emozione dell’unheimlich e al suo rapporto con l’immaginario e la finzione. Il terzo e ultimo paragrafo si interroga sui motivi per cui certe immagini iperrealistiche possono essere legittimamente considerate alla stregua di opere d’arte, mentre le statue di cera alla Madame Tussauds, sebbene materialmente identiche alle loro più quotate colleghe, vengono di norma relegate alla sfera del mero virtuosismo tecnico.

 

Parole chiave: iperrealismo, fenomenologia, figure di cera, mismatch, percezione, coscienza d’immagine, distanza, Husserl.

 

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