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La critica dell’empatia in Walter Benjamin. Acedia, merce, dominio

di Massimo Palma
«atque», 25 n.s., 2019, pp. 107-120

L’articolo ripercorre i motivi centrali dell’attacco che Benjamin muove al concetto di Einfühlung, a partire dal suo fondamento emotivo nell’acedia, trattata nell’Origine del dramma barocco tedesco, per proseguire nella lettura del teatro epico brechtiano, e culminato nelle tesi Sul concetto

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Empatia della forma espressiva. Il modello anaforico da Brandom a Bühler

di Felice Masi
«atque», 25 n.s., 2019, pp. 121-137

Il saggio definisce una nozione minima di empatia della forma espressiva come “sintassi” della comprensione delle espressioni-io/tu/egli. A tal fine, si presenta una prima definizione di percezione dell’espressione altrui (Husserl) e due ipotesi che affrontano, in modo diverso, il rapporto

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Oltre lo “specchio” e la “fusione”: il fondamento dell’Einfühlung husserliana nel Leib

di Andrea Lanza
«atque», 25 n.s., 2019, pp. 139-162

L’intento di sottrarre la teoria dell’empatia alla retorica classica della “fusione intrapsichica” e all’accezione estetico-mimetica di “rispecchiamento” trova nell’elaborazione della husserliana “esperienza dell’estraneo” (della Fremderfahrung) almeno due importanti argomenti a favore: innanzitutto, l’irrinunciabile ancoraggio esperienziale dell’atto di appresentazione (Appräsentation) posto

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L’igienico intervallo tra Io e Tu. Umfassung contro Empatia nel pensiero di Martin Buber

di Massimiliano De Villa
«atque», 25 n.s., 2019, pp. 163-180

L’articolo mira a ricostruire, entro il più ampio perimetro del pensiero pedagogico-educativo di Martin Buber, la particolare articolazione che questi dà al concetto di empatia. Riferimento dell’analisi è il discorso Über das Erzieherische, pronunciato nel 1925 e pubblicato l’anno seguente,

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Vademecum di un consigliori. Ai confini del concetto di empatia

di Mauro La Forgia
«atque», 25 n.s., 2019, pp. 181-189

L’autore sottolinea la distanza creatasi in psicoterapia dinamica tra le categorie e i concetti clinici dei fondatori della disciplina e l’agire quotidiano degli operatori, fondato essenzialmente sul dialogo e l’esperienza consolidata. Anche il concetto di empatia, che inizialmente aveva indirizzato

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Empatia ed ecfrasia. Osservazioni dalla psicoterapia

di Amedeo Ruberto
«atque», 25 n.s., 2019, pp. 191-205

Questo articolo è fortemente ispirato alla teoria junghiana. Abbiamo trovato nell’ecfrasia la migliore espressione dell’empatia e nell’empatia le basi per la comprensione reciproca umana e per la comprensione delle convenzioni mondiali come la lingua e la sua coniugazione nel passato,

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L’occhio vivente. Empatia e biologia

di Antonino Trizzino
«atque», 25 n.s., 2019, pp. 207-221

L’occhio è la cabina più vicina al cervello, la membrana in cui interno ed esterno si specchiano; non è solo un confine, è un sensore al servizio delle emozioni. L’imitazione e l’empatia transitano attraverso questa porta anche ai livelli evolutivi

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Estetica dello “sfioramento”. O dell’empatia e dell’ontogenesi

di Luca Pinzolo
«atque», 25 n.s., 2019, pp. 223-243

Il contributo cerca di ripensare l’empatia al di fuori di un paradigma centrato sull’interiorità, attraverso un ribaltamento di prospettiva che, attraverso un percorso a più entrate, privilegia la dimensione di un’esteriorità non interiorizzabile e tuttavia costitutiva del sentire e dell’essere

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Plasticità e metamorfosi. Alla ricerca di nuove mediazioni

di Ubaldo Fadini
«atque», 24 n.s., 2019, pp. 17-33

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Il contributo intende sottolineare la rilevanza odierna di due concetti-chiave come plasticità e metamorfosi. Del primo si parla molto in relazione all’aggiunta di sempre nuove connessioni neuronali o in relazione appunto alla plasticità sinaptica. Ma ciò che interessa qui all’autore

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Kafka e l’«immenso insetto»: nuove vie della trasformazione

di Massimiliano De Villa
«atque», 24 n.s., 2019, pp. 35-45

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Il contributo intende mettere in luce come l’idea trasformativa venga trattata nella Metamorfosi di Franz Kafka. In discontinuità rispetto al paradigma metamorfico di Ovidio e Goethe, Franz Kafka delinea con cristallina sobrietà non un mutamento di forma che implichi l’idea

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