24 n.s./2019
METAMORFOSI DEL VIVENTE

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a cura di

Ubaldo Fadini e Paolo Francesco Pieri

 

PREFAZIONE – Ubaldo Fadini e Paolo Francesco Pieri // SAGGI / Plasticità e metamorfosi. Alla ricerca di nuove mediazioni Ubaldo Fadini / Kafka e l’«immenso insetto»: nuove vie della trasformazione Massimiliano De Villa / Il progetto di una morfologia plasticaSalvatore Tedesco / Prospettive sulle/delle metamorfosi tecnologicheLaura Corti e Marta Bertolaso / La metamorfosi estrema del corpo: i trapianti e l’intruso Silvano Tagliagambe / Metamorfosi di sistema. Il cambiamento come processo nella prospettiva del pensiero sistemicoPrimavera Fisogni e Lucia Urbani Ulivi / Simmetrie e metamorfosiGiuseppe Vitiello / I vincoli della trasformazione: riflessioni sulla metamorfosi tra letteratura, filosofia e biologiaValeria Maggiore // ARTICOLI DI “ATQUE” 1990-2019 – PER AUTORE

 

 

 

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Questo fascicolo di «atque» si occupa della questione della metamorfosi del vivente che in vario modo attraversa differenti filoni di ricerca scientifica in zone di confine della psicologia e la psicoterapia che tanto possono giovare proprio al pensiero psicologico e psicoterapeutico e i relativi saperi.

 

Come sappiamo, il termine ‘metamorfosi’ ha una lunga storia. Già nella mitologia greco-romana, come attesta l’opera di Ovidio, la metamorfosi esprime la dinamica del rapporto tra il mondo degli dei e quello degli uomini: una dinamica che ha sempre come scena e spesso come protagonista il mondo della natura in ogni suo aspetto. Se pensiamo poi alla tradizione democritea ed epicurea vediamo stabilirsi una persistenza del principio della metamorfosi anche nel naturalismo settecentesco: per esempio, con le ricerche di Linneo e quelle del Goethe scienziato. Il primo lo utilizzò per indicare i mutamenti di forma e struttura delle piante, e ciò in analogia con quanto già osservato negli insetti (Philosophia botanica, 1751). Il secondo, quando si troverà a rielaborare le idee del primo, decide di trattare in senso morfologico il processo di crescita della pianta, e giunge a parlare della trasformazione di un suo stesso organo che pur assumendo forme diverse, resta sempre lo stesso (La metamorfosi delle piante, 1790). È da qui che Goethe estenderà la nozione di metamorfosi a tutta la natura, per cui dirà che all’interno di un processo di trasformazione dell’identico (Sulla morfologia, 1820), essa non faceva che dispiegare la medesima dinamica di quelle forze di attrazione ed espansione che, già studiate da Newton, erano veicolate da certe opere di filosofia della natura e di filosofia trascendentale. D’altronde è possibile rintracciare come le suggestioni del pensiero di Goethe scienziato e delle sue riflessioni sul vivente (forma, metamorfosi, entità vivente, individuo plurale) abbiano finito con l’influire sul giovane Nietzsche portandolo ad approfondire la biologia a lui contemporanea prima di giungere alla formulazione del concetto di vita come “volontà di potenza”.

Ma il principio della metamorfosi del vivente con i relativi esiti che qui si vogliono discutere, ha ispirato e continua a ispirare la letteratura, e più in generale, l’arte contemporanea. Basti citare qui l’eponimo racconto di Franz Kafka ma anche la parte più visionaria della cinematografia di Cronenberg – da The Fly (La mosca) a Crash.

Molti sono gli ambiti di ricerca dove la visione morfologica è attualmente presente. Nell’ordine che qui ci siamo dati, tale prospettiva il lettore la troverà dispiegata in otto ambiti diversi ma variamente confinanti tra loro, e precisamente: nel versante antropologico della filosofia, nella storia della letteratura tedesca, nella filosofia della scienza dove la sua pratica si intreccia con i problemi biologici e insieme psicologici dei trapianti, nella storia dell’estetica, nella filosofia della scienza e della tecnologia, nella filosofia della mente e il suo approccio sistemico, nella fisica teorica e i suoi studi di fisica dei sistemi biologici e del cervello, così come – per concludere – nell’intreccio tra filosofia, biologia e letteratura.

 

  1. Plasticità e metamorfosi sono due concetti che attualmente hanno raggiunto una certa rilevanza nel pensiero scientifico sino a divenire dei veri e propri concetti-chiave. Del primo, per esempio, se ne parla molto in relazione all’aggiunta di sempre nuove connessioni neuronali o in relazione appunto alla plasticità sinaptica. È per ciò interessante individuare la presenza di entrambi i termini in modalità storico-concettuali. Così da stimolarne una ripresa alla luce dell’importanza del loro utilizzo all’interno della costellazione teorica, non soltanto di carattere filosofico, del pensiero novecentesco. In tale prospettiva, è soprattutto la linea antropologica, in senso innovativamente filosofico, a riuscire a esprimere il loro stimolante comporsi in vista di una definizione più soddisfacente della parzialità costitutiva, appunto perché plastica e metamorfica, dell’uomo come essere “naturalculturale” (Ubaldo Fadini).
  1. C’è da mettere in luce come l’idea trasformativa venga trattata nella Metamorfosi di Franz Kafka. In discontinuità rispetto al paradigma metamorfico di Ovidio e Goethe, Franz Kafka delinea con cristallina sobrietà non un mutamento di forma che implichi l’idea di persistenza dell’essere sotto la superficie della variazione, ma l’immissione nel racconto di una realtà nuova, ontologicamente diversa, che poi viene raccontata attraverso chiari nessi logico-causali e una ferrea concatenazione consequenziale. Una realtà “altra” che poi darà luogo ad altre trasformazioni dentro il sistema dei personaggi (Massimilano De Villa).
  1. D’altronde è opportuno soffermarsi a esaminare le prospettive di una morfologia “plastica”: vale a dire a una morfologia attenta alla teorizzazione di una metamorfosi intesa come radicale rimessa in discussione della sostanza e dell’individualità della forma. E una tale linea di ricerca è possibile illustrarla e verificarla, a partire da Goethe, attraverso la scuola di Warburg e sino alle ricerche di Catherine Malabou (Salvatore Tedesco).
  1. C’è da dire che il concetto di metamorfosi veicola l’idea di un cambiamento biologico oltre che di un cambiamento di forma esterno. E proprio come tale può offrire una chiave di lettura per la problematica relazione che intercorre tra uomo e Intelligenza Artificiale. Per questa via, la metamorfosi diventa un concetto guida per analizzare la retroazione che i dispositivi sviluppati mediante i.a. hanno sul soggetto (si pensi al problema della stretta relazione che stabiliamo con il cellulare). E diventa altresì un concetto guida per analizzare il problema della stessa fondazione dell’i.a. (si pensi a come l’uomo diventi misura per costruire un nuovo oggetto, che, seppur legato alla natura materiale, si avvicina all’uomo per capacità). Della metamorfosi possono così venire all’evidenza tre precise direttrici. C’è infatti da analizzare sia una trasformazione che è interna al soggetto e che avviene nella struttura percettiva e conoscitiva attraverso l’uso del cellulare, sia una trasformazione che attiene alla fondazione dell’i.a. attraverso la quale le capacità umane vengono implementate in una macchina, sia il cambiamento sostanziale dell’oggetto da strumento privo di vita a oggetto di relazione (Laura Corti e Marta Bertolaso)
  1. Ma ci sono e quali sono le differenze fra cambiamento e metamorfosi? Una risposta a questa domanda ce la può fornire la letteratura e in particolare ce la possono fornire Le avventure di Pinocchio e i romanzi di Dostoevskij, in particolare Delitto e castigo e I fratelli Karamazov. In effetti la malattia e le cure per guarirla, stimolano il corpo, alla ricerca e alla realizzazione di nuovi equilibri: se il trattamento terapeutico comporta il trapianto e l’innesto di un “intruso”, il problema può diventare precisamente: chi è questo “Io”? qual è questo soggetto dell’enunciazione sempre estraneo al soggetto del suo enunciato, di cui è per forza l’intruso? È per questa via che l’uomo comincerebbe a superare infinitamente l’uomo, e diventerebbe l’inizio di una mutazione, di una metamorfosi (Silvano Tagliagambe).
  1. Il concetto di metamorfosi può anche essere adeguatamente esplorato nella cornice del pensiero sistemico, con uno speciale focus sul mutamento come processo. L’approccio interdisciplinare sistemico, si presta infatti ad afferrare alcuni tratti di un fenomeno limitato da prescrizioni, dinamiche interne ed esterne operanti su molteplici livelli. Attraverso la lente delle proprietà sistemiche (organizzazione, emergenza, proprietà di secondo livello, dissipazione) e utilizzando lo strumento inferenziale abduttivo, è possibile sondare ciò che non è esplicito facendo luce sull’intrinseca opacità degli enti, senza pretese esaustive. Introducendo un quasi-livello di spiegazione, un tale pensiero dà in effetti conto dei continui cambi strutturali degli oggetti, costituzionalmente meta-stabili. E attraverso l’ottica del pensiero sistemico è addirittura possibile aprire spiragli di novità all’incompletezza del processo, dovuta alle proprie e specifiche fluttuazioni intrinseche (Primavera Fisogni e Lucia Urbani Ulivi).
  1. In teoria quantistica dei campi con “rottura spontanea della simmetria”, la medesima dinamica dei componenti elementari del sistema si manifesta in una molteplicità di forme (ordinamenti diversi) nelle strutture osservate. E il manifestarsi al livello delle osservazioni della simmetria della dinamica può essere descritto, in termini formali ben definiti, come metamorfosi. La località delle osservazioni è all’origine di tale rearrangement della simmetria. Si tratta di considerare come nei processi di metamorfosi un ruolo centrale sia giocato dall’essere in fase (coerenza) delle correlazioni che generano ordine e strutture frattali auto-similari. E di considerare altresì il loro carattere dissipativo, la stabilità funzionale, e l’insorgere della freccia del tempo (l’energia ceduta alle strutture ordinate emergenti dalle metamorfosi, contrariamente a quanto accade per i sistemi disordinati, è distribuita non solo individualmente, ai singoli componenti elementari, ma anche alla rete coerente di correlazioni che li legano). Considerazioni di questo tipo si applicano alla fisica delle particelle elementari, della materia condensata, alla materia nella sua fase vivente (biologia, neuroscienze). E possono anche applicarsi, nella formazione di significati, ad aspetti di linguistica nella transizione da livelli sintattici a quelli semantici. Il ruolo della coerenza nelle manifestazioni della dinamica microscopica al livello macroscopico è del resto cruciale per l’estensione della nozione di metamorfosi a tutta la natura (Giuseppe Vitiello).
  1. C’è infine da ricordare che per sopravvivere gli esseri viventi sono costretti a modificarsi di continuo, adattandosi all’ambiente e al variare delle circostanze. Ma in questa costante alterazione formale come si conciliano identità e mutamento? E come può l’individuo preservarsi dal totale dissolvimento in qualcos’altro? Questi sono solo alcuni dei quesiti che nei secoli hanno spinto studiosi di morfologia, estetica e biologia a indagare le trasformazioni organiche. Per questo è opportuno chiarire le somiglianze e le differenze fra alcuni concetti chiave del vocabolario della metamorfosi (trasformazione, permutazione, vincolo, libertà di cambiamento, modularità organica) – magari adottando un approccio multidisciplinare che coinvolga filosofia, letteratura e biologia (Valeria Maggiore).

 

Ubaldo Fadini e Paolo Francesco Pieri

 

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